Training autogeno

Il Training Autogeno è una pratica sviluppata dallo psichiatra Johannes Heinrich Schultz nel corso degli anni venti del secolo scorso.
In termini semplici si può pensare al Training Autogeno come una tecnica di rilassamento, ed effettivamente uno dei risultati che si consegue è un profondo stato di distensione fisica.
Cos’è il Training Autogeno
Secondo Schultz è “un esercizio sistematico che si sviluppa (gen = diventare) da sé (autos) e che plasma il nostro Io”, ma va inteso anche come:
- riorganizzazione interiore nel corso del singolo esercizio;
- lo stato di distensione raggiunto;
- il processo di apprendimento complessivo;
- l’applicazione dello stato di distensione a differenti problematiche.
Uno degli aspetti più importanti del Training Autogeno è l’esercizio sistematico, cioè il training, attraverso il quale si forniscono stimoli opportuni al corpo, che questo può utilizzare come “materiale” per un nuovo “apprendimento”, non basato sulla coscienza vigile e attiva, ma al contrario su uno stato di attenzione diffusa. L’efficacia di questa tecnica risiede, in effetti, nel creare un particolare contesto di apprendimento attraverso il quale accedere a risorse che ognuno di noi possiede, ma che non sono state “selezionate” dai contesti sociali nei quali abitualmente cresciamo.
Il Training Autogeno consente di accedere a risorse assopite nella nostra mente. Ad esempio, molti animali possono raggiungere uno stato di profonda distensione e quindi il sonno in un tempo brevissimo, mentre il nostro cervello, abituato ad elaborare una grande quantità di informazioni, ha bisogno di più tempo per rilassarsi. Il Training Autogeno ci ri – insegna ad essere più “primitivi” nel senso buono del termine.
In effetti, secondo Schultz, il T.A. è un processo di regressione che favorisce:
- uno stato di coscienza onirico;
- l’introspezione;
- il pensiero appercettivo.
Tale regressione è produttiva, mobilita risorse trascurate, aumenta la possibilità di esprimere la propria personalità, costituisce una difesa contro quelle richieste interne ed esterne eccessive che consumano le nostre energie mentali e fisiche.
Il Training Autogeno, inoltre, è un processo di autosuggestione attiva. Le formule del T.A. suggestionano, cioè “suggeriscono”, alla mente immagini che coinvolgono il corpo e che sono in grado da modificarne lo stato. Il Training Autogeno costituisce una forma di suggestione particolare poiché il suggestionatore ed il suggestionato sono la stessa persona, non c’è quindi un controllo esterno.
Quali benefici si ottengono con il Training Autogeno
I benefici che si possono raggiungere con la pratica del Training Autogeno sono molteplici.
Un primo livello è rappresentato da quelli strettamente connessi ad ogni singolo esercizio:
Secondo Schultz, attraverso il Training Augogeno si possono raggiungere i seguenti risultati:
- riposo;
- induzione di calma (smorzamento delle risonanze affettive);
- autoregolazione delle funzioni corporee normalmente involontarie;
- miglioramento delle prestazioni (lavorative, sportive, etc.);
- eliminazione del dolore;
- autodeterminazione;
- autocritica e autocontrollo tramite l’introspezione.
(Cit. Schultz)
In generale, il Training Autogeno ha un effetto in tutti quei processi che possono essere influenzati da quella particolare forma di distensione che si realizza nel punto di congiunzione tra mente psicologica e corpo. Il T. A. aiuta quindi a gestire le tensioni della mente che danneggiano il corpo. Ha un effetto in tutte quelle patologie che si definiscono psicosomatiche: disturbi respiratori, disturbi dermatologici, disturbi gastro – intestinali.
Ma aiuta anche nella modulazione degli stati d’animo. Permette la gestione degli stati di tensione psicologica, e conseguentemente delle problematiche connesse all’ansia, come gli attacchi di panico e le fobie, ma anche di quelle disfunzioni sessuali nelle quali la componente ansioso – anticipatorio svolge un ruolo importante.
E’ utile anche nei casi di stati depressivi, perché la modulazione del T. A. tende all’equilibrio dello stato psicofisico della persona, quindi né eccessiva attivazione né eccessiva disattivazione. Con una pratica consolidata del Training Autogeno è possibile intervenire anche ad altri livelli, attraverso quelli che vengono definiti proponimenti. Se abbiamo difficoltà ad affrontare una particolare situazione sociale, come parlare in pubblico, o dobbiamo superare una prova importante, come nel caso di gare sportive o prestazioni professionali, il T. A. ci permette di concentrare il massimo effetto proprio nell’ambito nel quale abbiamo più bisogno.
Come funziona il Training Autogeno
Nella pratica del Training Autogeno, i vari elementi che costituiscono la persona vanno considerati in un’ottica complessiva, che vede ogni elemento come interconnesso agli altri, così che se agiamo su un punto del sistema, questo avrà effetti sullo stato globale.
La ripetizione costante delle formule del T.A. ha lo scopo di favorire il raggiungimento di uno stato che permette, a partire da stimolazioni per immagini (ad esempio “il braccio destro è pesante”), il cambiamento dei consueti rapporti tra organi del corpo, cervello e mente. Il principio di fondo è: se gli stati d’animo e gli atteggiamenti mentali hanno la possibilità di cambiare i parametri fisiologici del corpo (battito cardiaco, pressione arteriosa, tensione muscolare), e se le varie parti dell’organismo sono collegate e reciprocamente influenzanti, allora è possibile anche percorrere la strada in senso inverso: cambiando i valori dei parametri fisiologici si possono modificare reazioni emotive e abitudini mentali.
Il Training Autogeno, attraverso il fenomeno della commutazione, cambia appunto le connessioni tra le varie parti dell’organismo, soprattutto a livello del sistema vegetativo periferico e dei centri di regolazione vegetativa centrale.
Nel T.A. la somatizzazione riveste un ruolo centrale. Secondo Schultz è essenziale che la persona “percepisca passivamente il proprio corpo”. Attraverso gli esercizi, diventa possibile esplorare in modo nuovo e diverso la corporeità: la persona “si dissolve nel vissuto”. Grazie a questo processo, l’introspezione, diventano accessibili contenuti sconosciuti che aumentano la consapevolezza dell’Io corporeo.
In termini più pratici, il Training Autogeno si avvale di immagini in grado di stimolare differenti aree sensoriali. Con immagini, infatti, non si intendono solo stimoli visivi, ma anche quelli legati alla superficie corporea, al proprio movimento, alla posizione nello spazio e agli organi interni.
Gli esercizi di base del training autogeno sono:
- la rappresentazione della pesantezza del corpo;
- l’esercizio del calore;
- la regolazione del cuore;
- l’atteggiamento respiratorio;
- la regolazione degli organi addominali;
- la testa.
Bibliografia:
Bernt H. Hoffman (1980), Manuale di Training Autogeno – Casa Editrice Astrolabio