Centro Psicologia In Equilibrio

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Disturbi di alimentazione e nutrizione

Disturbo alimentazione: bulimia, anoressia

L’alimentazione ed il cibo che assumiamo sono di fondamentale importanza per almeno tre motivi. Il primo è ovviamente quello nutrizionale. Mangiare è necessario per sostenerci e la sana alimentazione è uno dei requisiti per stare bene fisicamente. Il secondo riguarda la relazione che c’è tra salute fisica e salute mentale, concetto che tradizionalmente si esprime con il motto mens sana in corpore sano. Se diamo il giusto apporto di energie al nostro corpo, anche il nostro cervello e la nostra mente saranno in buone condizioni.

Il terzo è il rapporto tra il nutrirsi e la dimensione affettivo – emotiva – sociale. Pensiamo ad una madre che allatta il proprio neonato. Il latte diventa uno strumento di relazione e permette alla madre di contribuire alla crescita non solo del corpo, ma anche della mente: il nutrimento concreto ed il nutrimento affettivo coesistono e si rafforzano.

Ma possiamo anche pensare a tutte quelle situazioni sociali nelle quali il cibo è consumato in un contesto sociale: la mensa dei bambini, le riunioni di famiglia, il primo appuntamento con una persona che ci piace, e così via. Nutrirsi, quindi, è un anche mezzo attraverso il quale si instaurano e si mantengono le relazioni, si impara a stare con gli altri e ci si sperimenta in situazioni nuove.

Disturbi di alimentazione e nutrizioneDisturbo alimentazione: bulimia, anoressia

Negli ultimi decenni, l’aumento della disponibilità di cibo e il cambiamento nei modelli culturali hanno contribuito a cambiare, ed in alcuni casi alterare, il significato simbolico dell’alimentazione e della forma fisica ed estetica del corpo.

“I Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione sono caratterizzati da un persistente disturbo dell’alimentazione oppure da comportamenti inerenti l’alimentazione che hanno come risultato un alterato consumo o assorbimento di cibo e che compromettono significativamente la salute fisica o il funzionamento psicosociale” (CIT. DSM 5: Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi psichiatrici, APA 2013)

Attualmente non è ancora possibile definire in maniera univoca le cause di questi disturbi, nei quali svolge comunque un ruolo importante l’interazione tra vulnerabilità genetica e fattori di rischio ambientale. A livello generale, ha maggiore possibilità sviluppare un disturbo alimentare chi vive in una società di tipo occidentale, è di sesso femminile e sta vivendo l’adolescenza o la prima età adulta.

Hanno importanza anche le caratteristiche individuali (es. attenzione focalizzata sul peso e la forma fisica, disturbi d’ansia, personalità caratterizzata da perfezionismo e scarsa autostima), il contesto familiare (es. presenza di depressione, alcolismo, obesità), lo stile alimentare (dieta), le esperienze precedenti all’esordio (es. avvenimenti negativi legati al proprio peso e alla propria forma fisica, difficoltà con le figure genitoriali).

Il DSM V ha identificato i seguenti disturbi:

Pica

La Pica viene diagnosticata quando un individuo mangia sostanze che non sono nutritive e non sono alimentari per un periodo di almeno un mese. È importante che questa condotta sia inappropriata alla fase di sviluppo della persona e che non sia connessa con prassi culturalmente condivise. Va tenuto presente che i bambini molto piccoli possono ingerire oggetti e che in alcune popolazioni mangiare sostanze non nutritive può derivare da pratiche sociali, culturali o spirituali.

Sebbene la Pica possa esordire ad ogni età, è più probabile che questo avvenga nell’infanzia, mentre nell’età adulta è spesso collegata al altre disabilità o disordini mentali. A volte è presente anche durante la gravidanza, ma si può effettuare una diagnosi solo se l’ingestione è pericolosa dal punto di vista medico.

Le sostanze non nutritive possono essere le più varie: carta, lana, stoffa, metallo, cenere, sapone, etc. I danni che questo disturbo comporta sono relativi al tipo di sostanza e al periodo di assunzione. Può richiedere interventi di emergenza a causa di ostruzioni intestinali, pericolosa perdita di peso, avvelenamento. Nei casi più gravi può essere fatale.

Disturbo da Ruminazione

Il Disturbo da Ruminazione viene diagnosticato quando un individuo rigurgita il cibo dopo aver mangiato per un periodo di almeno un mese. La rigurgitazione avviene senza apparente disgusto o nausea. Il cibo può essere rimasticato, ingerito nuovamente o sputato. La rigurgitazione dovrebbe verificarsi varie volte a settimana o tutti i giorni.

Questo disturbo può esordire ad ogni età. Nei neonati non è infrequente e spesso si risolve spontaneamente. Quando questo non accade può essere fatale. Nell’infanzia può impedire il raggiungimento di un peso adeguato e ostacolare lo sviluppo e l’apprendimento. In una fase più adulta, la persona può limitare volontariamente l’assunzione di cibo in contesti sociali.

Disturbo dell’Assunzione di Cibo Evitante/Restrittivo

Il Disturbo dell’Assunzione di Cibo Evitante/Restrittivo è diagnosticato quando un individuo, a causa dell’apparente mancanza di interesse per il cibo, dell’evitamento sulla base di caratteristiche sensoriali del cibo, della preoccupazione per conseguenze specifiche del mangiare, non è in grado per un considerevole periodo di tempo di soddisfare il proprio bisogno nutrizionale o energetico.

La conseguenza di questo atteggiamento può essere una importante perdita di peso, una carenza nutrizionale significativa, una dipendenza da nutrizione enterale o di supplementi nutrizionali orali, un’interferenza marcata con il funzionamento psicosociale.

L’evitamento basato sulle caratteristiche sensoriali si sviluppa generalmente nell’infanzia e può persistere anche da adulti, quello basato sulla preoccupazione per le conseguenze negative può insorgere ad ogni età. I neonati che manifestano difficoltà durante l’alimentazione possono essere ulteriormente inibito dal comportamento o dalla reazione delle figure accudenti, che possono contribuire all’insorgenza di altri disturbi dell’alimentazione. Il Disturbo dell’Assunzione di Cibo Evitante/Restrittivo può avere molte conseguenze: sulla salute, sullo sviluppo e l’apprendimento, sul funzionamento della famiglia.

Anoressia Nervosa

L’Anoressia Nervosa è un disturbo alimentare caratterizzato da tre aspetti specifici.

  • Primo, la persona limita l’assunzione di cibo tanto da determinare un peso corporeo basso rispetto all’età, al sesso, al percorso di sviluppo e alla salute fisica. Con questa condotta il peso scende sotto al minimo normale per gli adulti e sotto al minimo previsto in funzione dell’età per bambini o adolescenti. Anche se valutare l’adeguatezza del peso deve tenere in considerazione la variabilità tra le persone, si utilizza l’Indice di Massa Corporea (IMC), che considera la relazione peso/altezza, come strumento per stabilire se la diminuzione di peso deve essere considerata eccessiva. Insieme all’IMC si valutano tutte quelle informazioni che riguardano le caratteristiche psicologiche, la conformazione del corpo e le variazioni di peso nel corso della vita della persona.
  • Il secondo aspetto riguarda la paura di aumentare di peso o di ingrassare. Questa preoccupazione è particolarmente insidiosa perché spesso non viene percepita e comunque non è alleviata da un ulteriore dimagrimento.
  • Il terzo aspetto è collegato alla percezione distorta a proposito del peso e della forma del corpo. La persona che soffre di Anoressia Nervosa può considerarsi sovrappeso, oppure può pensare di essere magra ma che alcune parti specifiche del corpo siano comunque troppo grasse, tipicamente l’addome, i glutei e le cosce. Per accertarsi delle dimensioni di queste zone critiche si pesano frequentemente, le misurano ossessivamente e si guardano continuamente allo specchio alla ricerca di quelle parti del corpo “grasse”.

Psicolgia e disturbi alimentariÈ importante sottolineare che il livello di autostima è fortemente collegato alla capacità di controllare il peso e le dimensioni del proprio corpo. Perdere peso contribuisce a generare una rappresentazione di sé in grado di seguire una ferrea disciplina, mentre ingrassare significa il totale fallimento. Il peso può essere controllato attraverso la dieta, il digiuno o l’esercizio fisico eccessivo (tipo restrittivo) oppure, se si verificano episodi di abbuffate, attraverso il vomito autoindotto o un uso improprio di lassativi e diuretici.

L’Anoressia Nervosa può causare alterazioni che influenzano i principali organi interni e che producono disturbi come l’amenorrea e segni vitali anormali. Molti di questi problemi possono essere risolti attraverso una riabilitazione nutrizionale, mentre altri come la perdita di densità nel tessuto osseo non sono completamente reversibili.

Se la perdita di peso è estremamente significativa ci sono conseguenze anche a livello psicologico. Da un lato si può osservare la comparsa di uno stato depressivo con ritiro sociale, insonnia, diminuzione del desiderio sessuale e irritabilità. Dall’altro la presenza e l’accentuazione di uno stile mentale ossessivo – compulsivo che ha come argomento centrale il cibo.

L’Anoressia Nervosa riguarda prevalentemente il sesso femminile ed esordisce in genere nell’adolescenza o nella prima età adulta in concomitanza di eventi particolarmente stressanti. Molte persone modificano gradualmente il proprio stile alimentare e quindi può passare molto tempo prima che il disturbo si manifesti chiaramente.

Una serie di fattori possono aumentare il rischio di sviluppare l’Anoressia Nervosa:

  • Aver mostrato nell’infanzia disturbi d’ansia o tratti ossessivi
  • Appartenere ad una cultura che valorizza la magrezza in quanto tale o in relazione ad attività lavorative
  • Avere un parente di primo grado con lo stesso disturbo alimentare o con un disturbo depressivo o bipolare.

Bulimia Nervosa

La Bulimia Nervosa è un disturbo alimentare per il quale la persona è soggetta a ricorrenti abbuffate. La quantità di cibo che viene ingerita, in un lasso di tempo di circa due ore, è considerevole e supera quella che comunemente la maggior parte delle persone consumerebbe nello stesso lasso di tempo e nelle stesse situazioni. Durante questi episodi, la persona non ha più il controllo sul proprio comportamento: non riesce a fermarsi o scegliere cosa e quanto mangiare.

In genere le abbuffate sono conseguenti a vissuti ed emozioni negative e a sentimenti collegati al proprio peso, al cibo e alla forma del proprio corpo. L’assunzione di cibo continua fino a che non ci si sente spiacevolmente pieni. Quando si comincia a mangiare, si può provare una sensazione di sollievo, ma alla fine prevalgono uno stato di ansia e depressione e un giudizio negativo su se stessi. Visto che si prova vergogna per il proprio disturbo, questo si mantiene segreto agli altri, e può essere addirittura programmato.

Generalmente, tra le abbuffate, l’assunzione di cibo viene limitata e si consumano solo quegli alimenti a basso contenuto calorico e che tendono a non scatenare una nuova abbuffata.

La persona che soffre di Bulimia Nervosa attua comportamenti compensatori che impediscano l’aumento di peso dopo l’assunzione incontrollata di cibo.

Il metodo più comune è il vomito autoindotto: impedisce di ingrassare e da un sollievo fisico. Vomitare può in un secondo momento assumere un significato diverso e può accadere di abbuffarsi allo scopo preciso di vomitare o farlo dopo aver mangiato con moderazione. Altri metodi sono l’abuso di lassativi e diuretici, o di altri farmaci come l’ormone della tiroide, e l’esercizio fisico eccessivo.

Per diagnosticare la Bulimia Nervosa è necessario che le abbuffate ed i comportamenti compensatori avvengano almeno una volta a settimana per tre mesi.

L’attenzione eccessiva posta sulla forma e sul peso corporeo incide pesantemente sulla valutazione di sé e sull’autostima, in maniera simile a quello che avviene nell’Anoressia Nervosa. Anche qui è presente la paura di ingrassare, l’idea dominante di perdere peso e l’insoddisfazione per il proprio corpo.

La Bulimia Nervosa esordisce in genere durante l’adolescenza o la prima età adulta, è più comune nel sesso femminile e le prime abbuffate si verificano in concomitanza con una dieta o in seguito a una serie di eventi particolarmente stressanti.

Nella maggior parte dei casi, il disturbo si protrae per anni e può assumere un carattere cronico o intermittente. Più sono lunghi i periodi nei quali sono assenti le abbuffate ed i comportamenti compensatori, migliore è il decorso. Sembra comunque che a lungo andare i sintomi possano diminuire anche senza un trattamento adeguato. Tuttavia in alcuni casi, la Bulimia Nervosa può avere conseguenze fatali.

Vari fattori di rischio aumentano la possibilità di sviluppare questo disturbo:

  • bassa autostima
  • sintomi ansioso/depressivi
  • abusi sessuali o fisici nell’infanzia
  • preoccupazioni per il proprio peso
  • la convinzione che il corpo ideale sia esile
  • obesità infantile
  • precoce maturazione puberale
  • trasmissione e vulnerabilità genetica

Disturbo da Alimentazione Incontrollata

La persona che soffre del Disturbo da Alimentazione Incontrollata è soggetta a ricorrenti abbuffate, che si verificano in media almeno una volta a settimana per tre mesi. La quantità di cibo che viene ingerito, in un lasso di tempo di circa due ore, è considerevole e supera quella che comunemente la maggior parte delle persone consumerebbe nello stesso lasso di tempo e nelle stesse situazioni. Durante questi episodi, la persona non ha più il controllo sul proprio comportamento: non riesce a fermarsi o scegliere cosa e quanto mangiare.

Durante le abbuffate, che provocano un gran disagio, la persona tende a mangiare più rapidamente del normale, fino a sentirsi spiacevolmente pieno, consuma grandi quantità di cibo quando non si sente fisicamente affamata, in genere da sola a causa dell’imbarazzato per il proprio comportamento. Dopo prova disgusto per se stessa e si sente depressa e colpevole.

Le abbuffate sono conseguenti a vissuti ed emozioni negative e a sentimenti collegati al proprio peso, al cibo e alla forma del proprio corpo. L’assunzione di cibo continua fino a che non ci si sente spiacevolmente pieni. Quando si comincia a mangiare, si può provare una sensazione di sollievo, ma alla fine prevalgono uno stato di ansia e depressione e un giudizio negativo su se stessi.

Il Disturbo da Alimentazione Incontrollata è presente sia in persone che hanno un peso normale, sia in condizioni di sovrappeso e obesità. Rispetto agli individui che soffrono di obesità, quelle affette da questo disturbo hanno una alimentazione più calorica e vanno incontro a maggiori problemi di salute e hanno una qualità della vita peggiore.